Secondo una ricerca svolta da un collettivo di studenti per verificare la qualità dei tirocini degli universitari di Torino, le esperienze dei ragazzi e delle ragazze non sono affatto soddisfacenti.
Duecento le interviste raccolte, in cui spesso sono stati denunciati commenti discriminatori o sessisti, soprattutto indirizzati alle studentesse, le quali hanno dichiarato di aver ricevuto commenti imbarazzanti o discorsi auto-giustificatori del tipo “non è colpa mia se la mia mano ti tocca ma degli abiti che porti”.
Metà degli intervistati si sono dichiarati insoddisfatti dell’esperienza, soprattutto perché molti di loro hanno dovuto compiere mansioni molto lontane da qualsiasi principio formativo, come ad esempio lavare i pavimenti o innaffiare le piante degli uffici.
Inoltre, quasi il 75% del campione ha dichiarato di avere sostenuto obbligatoriamente le spese per svolgere il tirocinio, e nella maggior parte dei casi tali spese non sono state rimborsate. Il 20% dei tirocinanti ha svolto turni di otto ore, anche di notte e nei festivi. Tre intervistati su quattro hanno dichiarato che il tirocinio non è stato compatibile con la sessione d’esami e che le attività richieste sono state poco, se non nulla, coerenti con il corso di studio per cui si richiedeva lo stage.
Infine, dalla ricerca è emerso che il tutor didattico esiste realmente solo nel 40% dei casi, e che molte volte è stato solo nominato sulla carta. Per questo motivo, il 60% dei tirocinanti ammette di non essere stato seguito. E nel 70% dei casi gli obiettivi formativi non sono stati rispettati.
Grazie ai questionari compilati, gli studenti hanno ottenuto un tavolo di lavoro e confronto per costituire uno statuto dei tirocinanti all’interno del Senato accademico.