La comunità di Sannicola, piccolo paese in provincia di Lecce, si stringe nel dolore della perdita di una giovane compaesana. A passare a miglior vita è una giovane studentessa universitaria, di 31 anni, che si è suicidata nella notte tra sabato e domenica scorsa, nella propria camera da letto, secondo circostanze e modalità ancora da chiarire. Incredulità e sgomento la fanno da padrone all’interno del paese salentino, ancora in cerca di risposte ed assorto in una silenziosa riflessione interrotta solo dal suono delle campane a morto, secondo le usanze popolari.
Intuibile lo sgomento e la frustrazione anche per quanti, in un abitato così piccolo, conoscevano la giovane, che lascia una famiglia di cui era l’unica figlia. Comune l’ottimo ricordo della ragazza, “dal viso d’angelo e col fisico da modella, brillante” come si legge in alcune testate locali, la cui carriera sembrava anche essere avviata per il meglio, con una laurea primaria conseguita a Bologna ed una specialistica quasi in tasca. Eppure, tutto questo non ha impedito l’atroce gesto, che molti additerebbero ad una problema sempre più dilagante tra i giovani, quale il “male di vivere”.
Che fosse stress, depressione o altro, la studentessa pare che avesse già sofferto di simili disturbi, al punto da aver provato già in precedenza – e anche in tempi non troppo remoti – un potenziale suicidio: a fermarla, in quel caso, erano stati gli stessi genitori, che avevano subito avviato un iter di riabilitazione, cui aveva fatto seguito un periodo positivo, prima di una nuova necessaria cura presso il reparto di psichiatria del locale ospedale. Una vicenda alquanto oscura ed enigmatica, che fa riflettere su quello che sembra ormai un malessere ben camuffato ma comunque diffuso nella nuova generazione e per il quale magari sarebbe necessario fare delle ricerche tempestive e più approfondite per prevenire simili tragedie.