Non c’è più dubbio che ormai i social network, specie Twitter, si trasformino in un autentico campo di battaglia e sede delle più variegate polemiche. A finire nel mirino (dell’intero web, si intende) è stato il politico italiano Carlo Calenda, ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni, per via di alcune affermazioni sul tema videogiochi, che non hanno tardato a suscitare le reazioni di followers, gamers e anche sviluppatori.
Il confronto, dai toni anche abbastanza accesi, si è sviluppato nel fine settimana e non ha risparmiato accuse reciproche tra il politico e i suoi “avversari”. “Prendersi cura dei ragazzi, salvarli dai giochi elettronici e dalla solitudine culturale ed esistenziale“, si legge nel tweet che ha dato vita al confronto , lo stesso in cui l’ex ministro sostiene la necessità di una “rifondazione delle democrazie”. Poi, per rafforzare la propria idea, Calenda rincara la dose in un nuovo tweet in cui, citando l’esempio educativo seguito con i suoi figli, considera i giochi elettronici “una delle cause dell’incapacità di leggere, giocare, sviluppare il ragionamento“. Le frasi di Calenda fanno seguito a precedenti dichiarazioni, rilasciate in un’intervista per “Sette”, in cui lo stesso si ostinava a ribadire l’idea che “i videogiochi sono droga, atrofizzano il cervello“, quasi instaurando un sottile parallelo con gli smartphone.
Diversi sviluppatori, oltre che amanti degli e-games, non hanno lasciato passare facilmente simili dichiarazioni e hanno controbattuto all’opinione di Calenda, che sembra comunque non smuoversi oltre le posizioni già dichiarate. Nonostante i toni accesi, molti di essi si sono detti pronti ad un futuro dialogo con l’interessato, magari in contesti quali le esposizioni o le rassegne dedicate al gaming in cui egli possa fare esperienza diretta di questa nuova realtà.