Stando a quanto riportato da Il Messaggero, in questi giorni è stata presentata una nuova nuova proposta di legge che porta nuovamente in auge la questione del valore legale dei titoli di studio, in particolare delle lauree. La nuova proposta che prevede “il divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici” è stata presentata alla Camera dalla deputata 5Stelle Maria Pallini, attuale sottosegretario al ministero dell’Interno.
“Oggi il Paese e soprattutto i giovani necessitano di una riforma che garantisca la possibilità di accedere ai pochissimi e sempre più rari concorsi pubblici senza alcuna discriminazione di sorta- ha affermato la Pallini.– In un momento storico così cruciale per l’occupazione, specialmente giovanile, si ritiene indispensabile concedere a tutti i cittadini aventi diritto per legge di partecipare ai concorsi pubblici senza inserire nei bandi di concorso la limitazione del voto di laurea che oggi, in alcuni di essi, risulta determinante ai fini della partecipazione ma non necessariamente garantisce un’effettiva preparazione e conoscenza.”
Diverse critiche e perplessità sono nate dalla proposta che sembrerebbe essere, secondo alcuni, lesiva del principio di meritocrazia; tuttavia, secondo i suoi sostenitori e firmatari la proposta non fa altro che adattarsi ai principi costituzionali di libertà ed eguaglianza.
Pertanto la deputata Pallini, ha precisato che: “ La proposta di legge di cui sono firmataria ha come obiettivo consentire a tutti i laureati, indipendentemente dal voto di laurea, la possibilità di accedere ai concorsi pubblici. È quindi strumentale fare riferimento a un presunto orientamento del Movimento 5 Stelle a favore dell’abolizione del valore legale del titolo di studio che non è per nulla contemplata nella proposta. Si precisa, inoltre, che nella posizione del Movimento non esiste alcuna intenzione di vanificare la meritocrazia non riconoscendo il valore di un titolo di studio il cui conseguimento richiede molti sacrifici. Per questo motivo, non si esclude e anzi si incoraggia la possibilità di introdurre in ciascun bando concorsuale l’attribuzione di un punteggio a seconda del voto ottenuto che concorra a definire la graduatoria di merito dei concorsi.”