Il gioco che diventa lavoro attraverso una formazione di alto livello. Le università propongono percorsi didattici pensati appositamente per gli eSports.
Fino a qualche anno fa era impensabile trasformare la propria passione per il gaming in un lavoro. Sogni che si scontravano con un sistema formativo ancora incapace di comprendere la domanda crescente da parte delle aziende di competenze professionali pensate appositamente per il mondo dei videogiochi. Si è trattato di un gap tra domanda e offerta di cui ben presto molti atenei in giro per il mondo si sono resi conto.
Certo esistevano già da tempo indirizzi universitari capaci di formare tecnici e specialisti in grado di programmare e gestire la creazione dei videogame. Mancava però una visione di insieme capace di tradurre in un precorso strutturato e di alta qualità i variegati skill che i colossi del gaming stavano cercando. Capacità di lavorare in team, competenze, tecniche, creatività e passione costituiscono solo alcune delle competenze richieste.
Nel sistema didattico americano l’integrazione degli eSport nelle università si è verificata grazie alle caratteristiche stesse del sistema in cui basket, football e altre discipline sportive garantiscono borse di studio, crediti formativi per tutti coloro che li praticano, con particolari riconoscimenti per gli allievi più talentuosi. Non stupisce allora che un’università pubblica come l’UCI (University of California, Irvine) abbia emesso dal Marzo del 2016 una borsa di studio chiamata significativamente League of Legends eSports.
Sempre in America la Robert Morris University con sede a Chicago è stata la prima ad offrire ai propri studenti un programma pensato appositamente per gli eSports con borse di studio per gli studenti impegnati nel gaming professionistico.
Dall’altra parte del mondo, in Corea del Sud, la prestigiosa Chung-Ang University ha deciso dal prossimo anno di inserire all’interno del Dipartimento di Scienze Motorie un’apposita sezione per gli eSports facendoli rientrare nella categoria degli sport individuali. L’intenzione dell’Università coreana è quella, evidente, di trattare i giocatori di gaming come gli atleti tradizionali.
In Italia la mappa presenta alcune aree in evidenza sia nel settore imprenditoriale che in quello formativo. Da evidenziare è sicuramente l’esperienza di Luca Pagano che con Heart & Spades è riuscito a creare uno dei più noti circuiti italiani legati agli eSports, confermando la possibilità di creare business attraverso il gaming. Nel campo della didattica incontriamo poli di alta formazione a Milano e Pozzuoli capaci di formare allievi preparati e specializzati nel campo dei videogiochi. In Sicilia poi la realizzazione dell’hub Free Mind Foundry ha dato vita ad un polo per la creazione di idee e progetti innovativi tra i cui partner troviamo una delle gaming factory più importanti della penisola, la RimLight Studios, la cui sede è alle pendici dell’Etna.
Per restare in Europa il riconoscimento della professionalità del giocatore di eSports ha trovato una nuova e autorevole conferma nella decisione da parte della Staffordshire University di dare avvio dal Settembre del 2018 ad un corso di laurea in eSports.
Il piano di studi prevederà un primo anno introduttivo all’argomento con particolare attenzione al settore commerciale. Nel secondo anno gli studenti svilupperanno un progetto di team legato agli eventi di eSports.
Al terzo anno gli allievi si cimenteranno nella creazione di un evento globale curandone tutti gli aspetti, oltre a produrre un business plan dettagliato sulle potenzialità commerciali dell’evento.
La serietà dell’impegno dimostrato dall’università britannica nel proporre un simile percorso formativo è dimostrato dalla volontà di offrire ai propri allievi concrete possibilità lavorative.
La dimostrazione di quanto gli eSports siano un affare serio ce la danno le cifre; basta pensare che la crescita del settore è pari al 40,7% annuo, includendo in questa percentuale i diritti di merchandising, i biglietti venduti per gli eventi e naturalmente la pubblicità. L’importanza commerciale del fenomeno è evidente anche dagli investimenti nelle sponsorizzazioni effettuati da colossi come Samsung e Intel.
L’obiettivo di questi nuovi percorsi universitari non è solo quello di formare i nuovi campioni degli eSports. Di certo i giocatori più talentuosi e quelli che si impegneranno maggiormente avranno successo. Ma ciò che conta davvero sono le competenze e la professionalità che grazie a questi percorsi gli allievi acquisiranno. Non da ultimo la possibilità di interagire con gli altri studenti garantirà loro quei contatti e quelle relazioni sociali che costituiscono il fulcro di qualunque percorso di crescita.