L’universita’ italiana ha grandi potenzialita’ ma ci sono ancora alcuni ostacoli da abbattere “per liberare tutte le potenzialita’ di un sistema della ricerca”. Il ministro dell’istruzione Stefania Giannini intervenendo all’apertura dell’anno accademico del Politecnico di Milano ha richiamato l’attenzione su “due urgenze drammatiche. Una si chiama asfissia burocratica, che e’ incompatibile con la ricerca scientifica e richiede interventi piu’ radicali”. “Non e’ concepibile – ha detto il ministro – che un ricercatore abbia le stesse regole e gli stessi meccanismi di carriera di un funzionario ministeriale che si occupa di archivi, o di procedimenti amministrativi. Non e’ concepibile perche’ la scienza compete e coopera a livello internazionale, per definizione e, quindi esige flessibilita’, rapidita’ e apertura”. Su questo argomento “C’e’ ampio consenso – assicura Giannini – e da molto tempo. Nessuno ha voluto o potuto rimuovere questo enorme ostacolo al buon funzionamento del sistema e alla sua competitivita’ internazionale”. Il secondo problema urgente da affrontare e’ la “perdita di capitale umano: l’emorragia dal basso di studenti cha lasciano o non si iscrivono, meno 70.000 in 10 anni e 18% che abbandona o cambia indirizzo dopo il primo anno e la diminuzione progressiva di docenti e ricercatori, meno 10% negli ultimi 5 anni”. “Non si puo’ parlare a testa alta di societa’ della conoscenza, se scompaiono i suoi protagonisti – sottolinea il ministro dell’istruzione – . Quindi la priorita’ e’ fare di piu’ e con continuita’ per il diritto allo studio e per selezionare i migliori talenti, italiani e stranieri, dall’Italia e dall’estero”. Il Programma Nazionale della Ricerca va in questa direzione prevedendo 2,5 miliardi nei prossimi due anni e quasi 10 nei prossimi sei, con priorita’ assegnata a: internazionalizzazione, infrastrutture di ricerca, capitale umano, partnership strutturale pubblico-privato, Sud.