Oltre 3.800 ragazzi delle 144 scuole superiori, provenienti da 18 regioni d’Italia e 97 città: questi i dati dell’edizione 2015 delle Olimpiadi delle Neuroscienze, competizione nazionale destinata a individuare il giovane studente che rappresenterà il nostro Paese all’International Brain Bee a Cairns in Australia dal 20 al 26 agosto prossimi. La gara internazionale, promossa dalla DANA Foundation e dalle società di neuroscienze di tutto il mondo per suscitare l’interesse dei giovani allo studio della neurobiologia, è ospitata per la prima volta nella sua fase finale nell’Università degli Studi di Brescia.
I numeri che emergono dall’edizione 2015, in forte crescita rispetto agli anni precedenti, evidenziano una sempre più ampia partecipazione e, come sottolinea la prof.ssa Marina Pizzi, professore di Farmacologia del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’ateneo bresciano e coordinatrice dell’evento, “parlano della voglia di questi ragazzi di mettersi in gioco, di confrontarsi, di accrescere le proprie competenze al di là dei programmi didattici del percorso tradizionale di studi superiori, e confermano una chiarezza dei loro obiettivi: è per noi una soddisfazione vederli partecipare con acceso entusiasmo e così numerosi, è la conferma che il seme della conoscenza cresce vigoroso e robusto nelle nostre future generazioni”. L’Università degli Studi di Brescia ha ben intuito la valenza di questa operazione, ospitando le fasi regionali della competizione sin dal suo esordio nel 2010, grazie anche al generoso e convinto contributo di giovani ricercatori del Dipartimento di Medicina Molecolare e di sponsor quali Società Italiana di Neuroscienze, Fondazione Camillo Golgi, Chiesi Farmaceutici, Trony Campo Grande e Europa Sporting Club.
Nel corso della mattinata alla Facoltà di Medicina, i 54 finalisti (3 per ognuna delle regioni partecipanti) si sono impegnati in prove a squadre e individuali. Cruciverba, tavole anatomiche, quiz e prove di intuito. Novità di quest’anno: hanno affrontato anche prove in inglese, cimentandosi a ipotizzare diagnosi di malattie neurologiche sulla base di filmati accompagnati da brevi presentazioni di casi clinici letti da Mariana Coelho da Mota, giovane ricercatrice portoghese, ospite dell’ateneo bresciano nell’ambito del progetto europeo Marie Curie. Questo per introdurre i ragazzi alle sfide e all’atmosfera della competizione internazionale. A conclusione delle prove, si è imposto Luca Inguaggiato del liceo scientifico Antonelli di Novara.
La fase finale di queste Olimpiadi si è inaugurata nella giornata di ieri in una gremita Aula Magna, con un incontro – in forma di intervista e dialogo aperto al pubblico – tra il Rettore Sergio Pecorelli e il Direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco prof. Luca Pani. Nel corso di una presentazione intitolata “Dalle molecole del cervello al farmaco, fra presente e futuro” il prof. Pani ha coinvolto i ragazzi con l’affascinante tema: sarà possibile una terapia per favorire la motivazione? A partire dagli elementi che hanno guidato lo sviluppo del nostro cervello nel corso dell’evoluzione, ha descritto i meccanismi cerebrali che sono alla base del processo di motivazione. Si tratta di un processo fondamentale per la nostra vita stessa che, regolando la nostra reattività agli stimoli piacevoli, diventa un fattore trainante per l’attività razionale e creativa dell’uomo e per le sue interazioni con gli altri e con la società tutta. E proprio questi meccanismi di motivazione sono sovrastimolati da comportamenti smodati come la perdita di sonno e ancor più dalle droghe. Un cervello che ha conosciuto la cocaina, ad esempio, si trasforma divenendo completamente inerte nei confronti dei comuni stimoli piacevoli. Un deficit di motivazione si osserva nei pazienti affetti da grave depressione e da disturbi dell’umore associati a gran parte delle malattie neurologiche dell’infanzia e in ogni età. Sarà possibile una terapia della motivazione? Questa la sfida che Luca Pani affida a una ricerca rigorosa, appassionata e costante. Il prof. Pani ha poi lanciato un messaggio ai giovani presenti in sala: “Partite, uscite dalla comfort zone. Cambiate le vostre coordinate spazio-temporali”.
“Le terapie oggi rivolte ai pazienti con malattie neurologiche e psichiatriche hanno molti limiti” commentano Marina Pizzi e Alessandra Valerio. “Per condizioni complesse come la demenza di Alzheimer, la malattia di Parkinson e la schizofrenia disponiamo di farmaci che attenuano i sintomi, ma non riescono in alcun modo a interrompere l’evoluzione della malattia. Non solo, le attuali terapie spesso provocano effetti collaterali, creano cioè nuovi sintomi di cui il malato si carica per evitare i più pesanti sintomi della malattia. Le nuove frontiere nel campo della genetica e delle biotecnologie promettono grandi avanzamenti. Alcuni sono già una realtà, ad esempio per i malati di sclerosi multipla. Occorrono però – concludono le due farmacologhe – investimenti importanti per la ricerca di base e per le sperimentazioni cliniche”.
In chiusura dell’evento, il vincitore è stato proclamato dal Rettore, che nel consegnare a Luca Inguaggiato un iPad Air e il contributo di 2.000 euro per sostenere le spese del viaggio in Australia, ha ricordato che “scienza vuol dire ricerca rigorosa, impegno, dedizione, curiosità, passione, ma anche divertimento ed emozioni. I giovani devono essere educati ad apprezzarla e a considerarla indispensabile elemento di progresso ed evoluzione del Paese.”
In allegato: immagini dall’incontro pubblico alla Facoltà di Medicina tra il Rettore Pecorelli e Luca Pani ed il gruppo dei 54 finalisti con il vincitore Luca Inguaggiato