Negli ultimi anni la morfologia dell’approccio all’università è decisamente mutata e sono sempre di più gli studenti interessati all’approfondimento delle neonate discipline legate alla cosiddetta rivoluzione digitale che consentono di garantirsi un futuro professionale e una carriera che possa beneficiare dei nuovi orizzonti della scienza. A tal proposito una delle tendenze più in voga riguarda la gamification, una parola che in italiano viene tradotta nel neologismo ludicizzazione e che sostanzialmente riassume il concetto di applicare le dinamiche e i meccanismi dei videogiochi a contesti non esclusivamente ludici.
A livello accademico in Italia gli hub di riferimento sono due: lo IED di Milano e l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”. In entrambe gli atenei sono attivi due interessanti Master: quello in Engagement & Gamification dello IED e quello di Gamification a Tor Vergata mentre all’Università la Sapienza di Roma è attivo da qualche anno il GamificationLab, un laboratorio universitario dedicato alla didattica e alla ricerca di soluzioni nel campo delle simulazioni digitali e del rapporto Uomo-Macchina.
Soprattutto in passato gli esperti di gamification, formati anche attraverso questi nuovi master e corsi universitari sbocciati a livello globale e non solo in ambito italiano, sono stati ricercati dai grandi brand di casinò e scommesse online inclini per vocazione alle evoluzioni della “scienza del gioco”. Proprio sfruttando questo nuovo approccio al gaming è infatti cambiato il modo di interfacciarsi con alcuni giochi tradizionali come le slot machine e le roulette. L’introduzione di sistemi di livelli e le gratificazioni gratuite di natura grafica e dunque non solo di natura pecuniaria rendono infatti ormai quasi impossibile distinguere il confine esatto tra slot e videogame e restano ormai uno sbiadito ricordo del passato le storiche fruit machine con i rulli di tradizione americana.
Tuttavia l’industria del gioco non è attualmente la sola a servirsi di esperti in gamification. Le nuove dinamiche d’interazione vengono usate nei più svariati ambiti e ad esempio anche nella stessa attività didattica (scolastica e universitaria) dove, ultimamente, sono stati impiegati learning game per verificare i livelli d’apprendimento degli studenti.
Anche due importanti aziende italiane come Generali e UbiBanca negli ultimi mesi hanno deciso di affidarsi ad esperti del settore per rilasciare due applicazioni decisamente simili ad un videogioco.
Mygame, figlia del colosso assicurativo triestino è un quiz dove si gioca interfacciandosi con quattro eroi o personaggi principali. I partecipanti che scaricano l’app devono rispondere a dei quiz con tematiche multiple e si sfidano con gli altri concorrenti andando a finire in una graduatoria dove viene premiato soprattutto il proprio bagaglio culturale mentre nel corso del gioco vengono dati consigli utili a stimolare la conoscenza dei clienti assicurati in relazione agli argomenti del “quizzone”. Un ottimo modo per mappare anche i profili degli associati e aiutarne l’interazione commerciale. UbiVerse, l’app del gruppo bancario bergamasco, ha invece ludicizzato la compilazione dei curriculum con un videogame che insegna a giovani e neolaureati a lavorare sul proprio cv mettendo in gioco le proprie competenze e dando anche la possibilità di trovare un lavoro in azienda. Attraverso le dinamiche del gioco la banca ha modo di scremare i possibili candidati e di creare un ponte verso nuovi potenziali clienti esponendo l’offerta e i servizi dedicati alle nuove generazioni.
Le dinamiche ludicizzanti sono applicabili ai più svariati settori e le possibilità di lavoro diventano molteplici per gli esperti di videogame come suggerisce lo stesso Fabio Viola, uno dei guru mondiali della gamification curatore dei programmi didattici dei master di Tor Vergata e dello IED e autore di due interessanti libri sull’argomento: Gamification – I videogiochi nella Vita Quotidiana e L’arte del coinvolgimento. Questo pioniere italiano della disciplina attraverso le pagine del suo blog (gameifications.com) catechizza da anni le nuove generazioni interessate a questa nuova branca del sapere e spiega come il mestiere dell’esperto di videogames sia un mix tra game design, scienze comportamentali e psicologia. Un’ottima strada da seguire per affinare le proprie conoscenze ed ambire a posizioni lavorative che in futuro saranno sempre più ricercate.
Questo post è stato pubblicato il 27 Aprile 2020
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