Un valido omogeneizzatore può essere un valido alleato per dare sfogo alla propria creatività in cucina. Un potente mezzo per rendere speciale il menù di tutti i giorni o delle feste
Quante volte abbiamo ceduto alla tentazione di acquistare un elettrodomestico convinti della sua vitale importanza? Per poi scoprire miseramente che il suo unico scopo è stato prendere polvere su uno scaffale della cucina, o del garage nella peggiore delle ipotesi.
L’omogeneizzatore è uno tra i dispositivi che più spesso di altri finisce in alto alle classifiche degli oggetti dimenticati. Peccato: perché costa molto e ha un grande potenziale che magari non siamo in grado di vedere a pieno.
Avete nascosto tra le pile di oggetti che vi ricordano l’infanzia del vostro bimbo anche un omogeneizzatore Chicco o di un altro marchio, eppure ancora in buono stato? Bene, potrete scoprire come dargli nuovo senso e significato.
Come funziona un omogeneizzatore
Lo scopo dell’omogeneizzazione è principalmente rendere uniforme e di uguale consistenza una determinata sostanza in ogni sua parte. Questo processo si usa per preparare le pappe del bebè, ma si impiega di frequente in diversi ambiti industriali.
A partire da questo speciale processo che consente di rendere, appunto, omogeneo un mix di sostanze, si possono ottenere diversi prodotti finali. In generale, l’industria alimentare e quella cosmetica sono tra le principali a utilizzare questo processo durante la lavorazione delle materie prime.
Si usa più di frequente nell’industria casearia, quindi per la diversa lavorazione del latte e dei suoi derivati. Ma serve anche per la realizzazione di creme e prodotti di bellezza che in questo modo inglobano la minore quantità possibile di aria al proprio interno.
In questo caso, la lavorazione in ambiente protetto e in assenza quasi totale di contaminazione da parte dell’aria, serve anche come processo di conservazione. Per questo motivo, una volta aperte, anche le creme di bellezza hanno una scadenza: entrando di nuovo in contatto con l’aria subiscono l’ossidazione e quindi il decadimento degli ingredienti che le compongono.
In quali ambiti domestici si usa l’omogeneizzatore
Probabilmente vi sarete accorti che il vostro amato pargolo ha presto diretto la propria attenzione verso i colorati e articolati manicaretti che ha visto popolare i vostri piatti a tavola. Presto, spesso prima che le fatidiche tappe dello svezzamento tradizionale siano concluse, il piccolo manifesta interesse spontaneo verso i cibi solidi. Incuriosito da quello che vede fare ai propri genitori, attua il principio dell’imitazione che lo guiderà nell’apprendimento in ogni campo del sapere e del saper vivere per i prossimi anni.
I genitori più accondiscendenti e che riescono a dominare il timore del soffocamento, di solito i genitori dei secondi figli, cedono alle richieste del piccolo esploratore e addio omogeneizzato e omogeneizzatore. Niente panico. Questo oggetto può ancora tornare utile, in diversi contesti e in modo da rendere la cucina più divertente, anche per il bebè.
Esaltare il colore degli alimenti
Uno dei vantaggi dell’omogeneizzatore, specie quelli pensati per cucinare per i bebè, è di cucinare e processare il cibo nello stesso vaso. Qui i cibi vengono cotti al vapore. Questa pratica consente di mantenere più brillanti i colori delle verdure. Le creme che si ottengono in questo modo sono più accattivanti e dense rispetto a quelle che si ottengono frullando con il classico minipimer.
Si può sfruttare questo vantaggio realizzando creme dai colori intensi da abbinare ai piatti più semplici. Anche un banale filetto di merluzzo cotto al vapore e condito con un filo d’olio diventa un capolavoro stellato se servito su un letto rosso rubino di un omogeneizzato di barbabietola perfettamente cremoso.
Tra le più brave ad assicurare un effetto cromatico molto particolare c’è la blogger statunitense Salty Seattle, bravissima a ottenere pasta lavorata a mano dai colori irresistibili.
Per non rinunciare mai ai piaceri del palato
L’omogeneizzatore può essere di grande aiuto per migliorare la qualità della vita di chi invece non può godere del piacere di addentare il proprio pasto. Nei casi più gravi di disfagia, quella patologia che rende impossibile deglutire i cibi solidi senza sentirsi soffocare, l’omogeneizzazione può diventare la salvezza.
Una delle raccomandazioni più frequenti per chi soffre di malattie croniche o di gravi limitazioni, è l’attenzione alla qualità della vita. La migliore strategia è trovare alternative che rendano piacevoli i piccoli gesti quotidiani, quelli che per primi vengono compromessi dalle disabilità.
La scelta dell’omogeneizzatore deve essere fatta con attenzione, non solo per assicurare l’accesso ai nutrienti essenziali. Soprattutto serve a proporre sapori e contrasti che rendano piacevole il momento dei pasti.