Cosa pensano gli studenti liceali per il proprio futuro? Una risposta a questa domanda sembra essere data dalla ricerca “Teen’s Voice” condotta dall’Università La Sapienza di Roma e dal Campus Orienta. Studio che va ad analizzare proprio i pensieri di 1.097 studenti fra i 17 e i 22 anni, per la maggior parte iscritti al 4° (31%) e 5° anno della scuola secondaria superiore (65%), in prevalenza 19enni (47,2%) e quindi prossimi all’esame di maturità.
Università meno attraente: perché?
Sembra che ci sia un netto calo per quanto riguarda gli studenti intenzionati ad iscriversi all’Università. Infatti, l’idea di una laurea è diventata meno attraente per i liceali: il 5,5% in meno di liceali pensa di andare all’università dopo il diploma. Si dà maggiore importanza all’acquisizione di esperienza in campo lavorativo e meno allo studio, con l’obiettivo di ottenere successo per la propria carriera. Un fatto confermato dalla partecipazione, che aumenta ogni anno, all’alternanza scuola-lavoro.
I fattori principali che portano lo studente a scegliere l’università sono gli interessi personali e le possibilità occupazionali che si sbloccano con una laurea. Solo il 44% sembra interessato al prestigio dell’università alla quale iscriversi. Seguono: il costo degli studi che preoccupa il 39% degli studenti, la vicinanza da casa (22%) e la possibilità di essere con gli amici (13%).
Studenti alla ricerca di apprendimento e coinvolgimento
Un fattore da cui dipende la scelte di uno studente è il suo coinvolgimento durante gli anni scolastici, il quale dovrebbe essere favorito e garantito non solo dall’ambiente di classe (quindi tra compagni), ma anche dalla preparazione del docente e della sua empatia nei confronti degli alunni. A tal proposito, il quadro che emerge è quello di studenti di istituti del Nord Italia insoddisfatti; mentre spicca la soddisfazione tra il Centro e il Sud Italia. Ciò influisce anche il rendimento scolastico: infatti, i bocciati sono aumentati del 2% (rispetto all’anno scorso), mentre i respinti almeno una volta sono nel completo il 10% del campione.
Ottimismo e pessimismo: come prevedono il futuro
Una “generazione di mezzo” tra un passato che non sembra sorridere più di tanto ed un futuro migliore – ma non è il loro. Infatti, il 48% degli intervistati ritiene che il proprio futuro sarà migliore di quello dei propri genitori, mentre il 54% ritiene che il futuro dei propri figli sarà ancora più roseo del proprio: una visione che a tratti è ottimistica e a tratti fa vedere alcuni accenni di pessimismo.