È arrivata ieri la decisione della Corte costituzionale italiana, che ha provocato un terremoto nella comunità scientifica: per la prima volta, è stato dichiarato lecito il suicidio assistito, nei casi simili a quello di Fabiano Antoniani (dj Fabo), diventato tetraplegico e cieco a seguito di un incidente.
In base all’articolo 580 del codice penale, come ha recitato la sentenza, Marco Cappato – l’attivista di diritti umani che accompagnò dj Fabo nella clinica svizzera per il suicidio assistito – non è punibile. Ma in questo caso, la Corte ha voluto chiarire: secondo la Consulta non è punibile, ai sensi dell’art. 580 del codice penale, “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile“.
Condizioni vincolanti, che vanno rispettate, pena la reclusione di 12 anni per l’istigazione al suicidio. In particolar modo, in rispetto all’ordinanza 207 di un anno fa, il suicidio assistito avrà bisogno sempre la supervisione di un legislatore, che valuti la situazione, insieme alle verifiche del servizio sanitario pubblico e di un comitato etico.
Se Marco Ceppato, attivista e tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni”, si è dichiarato entusiasta della sentenza – e chiedendo una legge -, d’altro avviso è il prorettore dell’Università Europea di Roma Alberto Gambino, attuale presidente di Scienza&Vita. Il prof. Gambino ha voluto dichiarare che tale sentenza si basa su una visione utilitaristica della vita umana, contrapponendolo all’art. 2 della Costituzione.
Ma il terremoto mediatico è avvenuto tra i medici. C’è forte perplessità nella comunità scientifica e medica, soprattutto per quanto riguarda su come operare in casi del genere. Si chiede soprattutto che sia un rappresentante dello Stato e non un medico ad essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito. Di questa opinione è soprattutto Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), il quale prevede una forte resistenza da parte dei medici.
Questo post è stato pubblicato il 26 Settembre 2019
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