A metà aprile venti studenti indiani avevano scelto di ricorrere al suicidio in seguito alla delusione dovuta alla bocciatura di un esame finale, necessario all’accesso all’università.
In India l’ammissione all’università e la volontà di intraprendere una determinata carriera rappresentano quasi delle utopie: si stima, infatti, che solo il 2 per cento degli studenti che completano il ciclo superiore riesce a superare gli sbarramenti.
Il gesto estremo dei giovani non poteva che provocare le proteste di centinaia di genitori indiani. La polemica, tuttavia, si è ben presto allargata dopo aver scoperto che i punteggi insufficienti di alcuni dei candidati erano stati causati dal malfunzionamento del software adottato per la valutazione: un errore imperdonabile che ha distrutto molte giovani vite.