Capita spesso, per scherzare, che gli studenti dicano di impegnarsi di più all’Università se solo fossero pagati: in qualche angolo del globo affermare che “l’università è come un lavoro” è qualcosa di più di un semplice modo di dire. Succede in Danimarca, dove le politiche di welfare a livello nazionale incentivano gli studenti a studiare e laurearsi in maniera rapida. Come? Attraverso l’SU, il sussidio statale riservato a tutti gli studenti danesi, che sono tra i migliori fra gli studenti europei a completare gli studi.
Mantenuto dallo Stato? Meglio dire “indipendente dalla famiglia”. Gli studenti danesi non pagano l’università in quanto gratuita e sono pure incentivati dallo Stato con un cospicuo sussidio con cui possono pagarsi spese tipiche degli universitari quali gli affitti, molto cari soprattutto a Copenhagen. Secondo i dati, sarebbe oltre 3 miliardi di euro la cifra investita in favore degli studenti dal governo danese, con 6000 corone a testa – di poco superiori a 800 euro. Il sistema funziona, garantisce mobilità sociale e dà la possibilità di studiare a tutti: ne è testimone anche il rettore della principale università, quella della capitale, che dice di “essersi laureato grazie al welfare”.
Più indipendenza, meno spese a carico della famiglia, soprattutto quelle con reddito non molto alto; inoltre, prima te ne vai di casa, più soldi prendi, perchè ai “ritardatari” potrebbe arrivare una cifra equivalente a poco più di 300 euro (per i redditi più alti) a fronte di quelli regolarmente previsti. Così, la parabola di molti giovani danesi è del tutto autonoma, con soldi messi da parte in favore di viaggi, studi ed esperienze part-time, più che per capricci personali, fino al lavoro vero e proprio, spesso molto prestigioso.
Tra studiosi ed intellettuali non mancano anche quelli che cercano di analizzare le cause del funzionamento di questo sistema: da un esteso ceto medio nella società danese, con poche disuguaglianze tra ricchi e poveri, con conseguente bassa evasione fiscale, fino ad una diffusa fiducia nei confronti del sistema istituzionale. Studiare in Danimarca può essere quindi il sogno di tutti, sebbene bisogna fare delle distinzioni, applicate dal governo, tra studenti danesi e stranieri.
Dal 2013, infatti, le politiche nazionali hanno stabilito che anche gli studenti immigrati possono godere del SU, purché lavorino 10-12 ore a settimana. Fanno eccezione coloro che risiedono nel Paese da più di cinque anni, che rientrano comunque tra gli studenti stranieri beneficiari del SU, per un totale di quasi un miliardo di euro stanziati dal governo danese. La cifra è considerevole ma già qualcosa sta cambiando, in relazione ad un disegno di legge che taglia circa mille posti destinati agli studenti stranieri, eliminando alcuni corsi in inglese nelle università danesi. Molti opinionisti si dividono sulla positività di questo provvedimento, in relazione ad una potenziale necessità di capitale umano per il Paese anche nei termini di manodopera qualificata.
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Questo post è stato pubblicato il 29 Marzo 2019
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