Il Ministero della Salute ha disposto il ritiro e il divieto di vendita di quattro inchiostri per tatuaggi. In particolare, si tratta di Green beret, Black mamba, Sailor jerry red e Hot pink, rispettivamente delle particolari sfumature di verde, nero, rosso e rosa. Il dicastero, infatti, con un avviso di sicurezza ha diffuso che in quei pigmenti sono state individuate sostanze cancerogene. Gli inchiostri in questione sarebbero prodotti dalle aziende statunitensi Eternal Ink, Black Ink e World Famous Tattoo Ink. L’Agenzia protezione ambiente (Arpa) del Piemonte ha individuato all’interno delle sostanze un’ammine aromatiche cancerogene per l’uomo, l’anisidina.
Ciò che rende poco chiaro l’utilizzo dei vari tipi di inchiostro per tatuaggi è l’assenza di un’adeguata normativa sulla loro composizione chimica. Per orientarsi, infatti, vengono utilizzate le norme relative ai cosmetici, che tuttavia non vengono iniettati nella pelle come avviene invece per i tatuaggi. Proprio per questo motivo, nel corso dell’European Academy of Dermatology and Venereology, svoltosi a Parigi lo scorso settembre, gli esperti avevano chiesto di migliorare le norme relative agli inchiostri dei tatuaggi.
Tra il 21 e il 25 marzo, allora, sono stati vietati numerosi pigmenti che non si confanno alla Risoluzione Europea del 2008. Oltre ai colori già elencati, vietati anche il Dubai glod, il banana cream, il Lining green e il Lining red light per il rischio cancerogeno, mentre il Blue iris perché potrebbe scatenare allergie, dal momento che contiene metalli pesanti non ammessi come cromo e nichel oltre i limiti.
Oltre a sostanze inorganiche come i metalli, ad essere dannose per l’uomo sono anche sostanze organiche, in particolare le ammine aromatiche. L’Arpa ha individuato, infatti, all’interno di questi pigmenti l’anisidina. Si tratta di una sostanza riconosciuta come cancerogena dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, anche se bisogna comunque considerare l’estensione sulla pelle del tatuaggio che conterrebbe i pigmenti pericolosi.
I rischi principali sono associati alle reazioni cutanee di tipo infiammatorio, il rischio di ripercussioni cancerogene, le reazioni allergiche e, in modo particolare, la trasmissione di malattie infettive. I problemi potrebbero nascere dall’utilizzo di strumentazione contaminata con sangue infetto, cosa che espone al rischio di andare incontro a malattie come l’Epatite C o HIV.
Se si riconosce di avere un tatuaggio che contiene i colori vietati, il consiglio degli esperti è quello di non farsi prendere dal panico e sottoporsi a dei controlli. “L’esposizione ai cancerogeni aumenta perché l’inchiostro rimane a contatto con il corpo per molto tempo – spiega Lia Perrotta, allergologa dell’Istituto Dermopatico Immacolata di Roma -, ma non è il caso di allarmarsi o correre a togliere i tatuaggi, sono sostanze con cui siamo a contatto tutti i giorni anche per altre vie. L’esposizione, inoltre, dipende anche dalle dimensioni del tattoo. Un consiglio è fare dei controlli approfonditi solo se ci sono dei sintomi”.
Per chi invece il tatuaggio deve ancora farlo – conclude l’esperta – ci sono dei test che permettono di sapere prima se si è allergici a qualcuna delle sostanze contenute negli inchiostri. I pigmenti contengono spesso metalli o altre sostanze allergizzanti, e se qualcuno già sa che è allergico deve controllare prima gli ingredienti, anche se può capitare che sia proprio l’esposizione prolungata data dal tatuaggio a scatenare la reazione”.
Questo post è stato pubblicato il 28 Marzo 2019
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