Primo medico di origini bengalesi in territorio veneziano, quarto in tutta Italia: questi i due nuovi primati acquisiti da Rasel Miah, un giovane ragazzo laureatosi da poco in medicina, nato in Bangladesh ma residente da anni in Italia, insieme alla sua famiglia. Dopo la laurea, Rasel ha raccontato la sua esperienza al Corriere della Sera, ripercorrendo le tappe della sua crescita sociale e scolastica, con uno sguardo fiducioso all’intera comunità bengalese, fin troppo spesso bersaglio di odio e critiche razziste.
La comunità bengalese, in Italia, è una tra le più numerose, in costante crescita già dagli anni ’80, con circa 130.000 unità nel 2017. Sebbene la concentrazione sia attestata soprattuto tra Milano, Roma e Venezia, appunto, secondo Wikipedia i bengalesi sarebbero la comunità straniera più numerosa nella città di Palermo. Come molti altri, Rasel è arrivato in Italia da bambino, seguendo le necessità lavorative dei genitori, operai nei ben noti cantieri navali di Porto Marghera, nel veneziano. A scuola, l’integrazione non è semplicissima – almeno all’inizio – soprattuto per la difficoltà ad approcciarsi all’italiano, al punto da rimanere in silenzio (ed in disparte) nei primi giorni alle medie.
Fortunatamente, il ragazzo trova disponibilità ed accoglienza tra docenti e compagni, riuscendo ad intraprendere un percorso di studi diligente, che lo porta ad essere tra i migliori studenti della sua classe, fino ad arrivare a primeggiare anche nel proprio liceo, dove è tra i pochissimi a diplomarsi con la lode. I sacrifici non mancano per Rasel, che può concentrarsi sui propri studi anche grazie alla disponibilità dei genitori, che non lo costringono a lavorare, mantenendo gli studi a lui ed al fratello, anch’egli oggi all’università.
Oggi, col titolo accademico in tasca, il neo-medico bengalese sogna di specializzarsi in gastroenterologia; i test d’ammissione, come ricordato nella sua stessa intervista, sono impegnativi e rappresentano un ulteriore ostacolo, da aggirare con altro studio e sacrificio. Nel frattempo, Rasel Miah è diventato un modello per la comunità bengalese veneziana, dove a breve incontrerà anche alcuni ragazzi che frequentano le scuole locali. Il suo invito, per l’intera comunità, è quello di invogliare – da genitori – i propri figli allo studio, al contrario della precedente generazione che a questo dava poco peso; solo così, conclude il ragazzo, tra un paio di anni i bengalesi ambiranno a ricoprire ruoli di spicco nella società italiana, sognando di abbandonare la spregevole etichetta collettiva di “venditori di rose”.