La vita è fatta di alti e bassi. Sfoghi di rabbia e frustrazione, o una stanchezza improvvisa, ne fanno perfettamente parte. Eppure, le donne si ritrovano spesso a sentirsi dire: “Hai il ciclo?”. Una piena discriminazione di genere, che vede dei comportamenti naturali presi sottogamba o non tenuti in conto perché “è il ciclo”.
Per questo nasce la campagna #DoneOnPeriod, una risposta a coloro che considerano che le donne siano “in pausa” dalla vita di ogni giorno perché con le mestruazioni. L‘European Women Alliance (EWA) parte dalla Romania, stato in cui il ciclo è considerato un vero e proprio tabù (le donne non sono ammesse in chiesa, il ciclo stesso viene chiamato “stop”), per dimostrare che si può fare qualsiasi cosa anche se si ha il ciclo.
L’EWA chiama quindi le donne a testimoniare le attività che hanno fatto e che fanno col ciclo in corso. E arrivano testimonianze importanti, come la ginnasta Sandra Izbasa che ha vinto due medaglie olimpiche mentre aveva il ciclo. O ancora, la cantante Antonia, che si esibisce davanti a migliaia di persone a prescindere dalla presenza del ciclo.
Una campagna fondamentale, per spiegare agli uomini la naturalità del ciclo e per spingere le donne a non limitarsi nella vita di ogni giorno. Come spiega Alessia Centioni, cofondatrice e presidente EWA, a D-La Repubblica, se le donne vengono discriminate “a pagarne le conseguenze è la società intera, poiché se più della metà della popolazione è marginalizzata non possiamo raggiungere un modello di società inclusiva né un’economia prospera”.