Secondo il “QS World University Rankings by Subject 2019“, ovvero la classifica universitaria mondiale per disciplina che individua le istituzioni che eccellono in decine di aree di studi, le università italiane migliorano le proprie posizioni. Il lavoro del QS ranking analizza oltre 1200 università di 78 Paesi, che vengono giudicate da 83mila accademici e 42mila datori di lavoro.
I dati riguardanti il nostro Paese sono molto incoraggianti. Le italiane, infatti, figurano nel 92% delle discipline: 44 su 48. E per numero di Atenei presenti in classifica, l’Italia è al quarto posto in Europa (dopo Regno Unito, Germania e Francia) e settima nel mondo. L’ambito più rappresentato è quello “Scienze della vita/Medicina”. Una delle voci che contribuisce a far risaltare l’eccellenza italiana è quella dei recruiter: il voto è tra il sette e mezzo e l’otto (sopra a 75/100) in ben 105 casi. Rispetto alla scorsa edizione, 192 posizioni sono invariate, 166 sono migliorate, 85 sono peggiorate, e 78 sono new entry.
È italiana la prima classificata mondiale per la disciplina “Studi Classici e Storia Antica”. Si tratta della Sapienza di Roma, che si posiziona, per il secondo anno consecutivo, davanti all’Università di Oxford, a quella di Cambridge, alla Sorbona di Parigi e a Harvard. Il Politecnico di Milano, invece, è l’unica università italiana a classificarsi tra le Top 10 in tre discipline: Ingegneria civile, Ingegneria meccanica e aeronautica e Design. La Bocconi di Milano si piazza all’ottavo posto nel mondo per i corsi di Business e Management, nello specifico per Economia e per Finanza e Contabilità. In classifica per la prima volta troviamo il Politecnico di Torino, al 24esimo posto per Ingegneria mineraria l’Alma Mater di Bologna, al 44esimo posto in Odontoiatria e al 50 posto in Scienze Bibliotecarie l’Università di Pisa.
Il responsabile Ricerca e Analisi di Qs, Ben Sowter commenta: “Questa edizione della classifica rivela una fotografia positiva per l’eccellenza accademica Italiana, iIl trend è degno di nota, specialmente se consideriamo la feroce competitività globale. Questo risultato incoraggiante, deve peró tenere conto di una sfida, quella della fuga di cervelli“, rispetto alla quale “l’Ocse segnala come l’Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati, per la precisione all’ ottavo, e si stima che un terzo siano giovani laureati. Il mio augurio é che il vostro paese preservi il ritorno sull’investimento di risorse e talento, offrendo alle attuali e alle prossime generazioni di studenti le opportunità che meritano, affinché emigrare sia una scelta elettiva e non una necessità”.