Ieri, giovedì 27 dicembre, ha aperto un nuovo ristorante di Burger King a Torino. Fin qui, nulla di strano. La stranezza sta nell’esatta locazione del ristorante: si trova, infatti, in piazzale Aldo Moro, all’interno degli spazi commerciali del nuovo campus universitario, la cui apertura ufficiale è invece prevista per il 2019. Altra prossima apertura, in via Sant’Ottavio 20, un punto vendita della grande catena di McDonald’s a pochi passi dal campus.
Buone o cattive notizie per gli studenti? Il tempo darà la risposta.
Quello che è certo è che non sono mancate le polemiche di chi obietta, a buon diritto, che sarebbero più utili aule studio o uffici universitari. Altri si dichiarano invece contrari alla presenza di privati all’interno dell’università, a prescindere che si tratti di multinazionali. È però un dato di fatto che questi locali genereranno almeno 50 posti di lavoro, tra i due ristoranti, e offriranno non solo un piacevole luogo di ritrovo per concedersi una pausa, con centinaia di posti a sedere, ma anche servizi di caffetteria utili a ogni studente. Altro vantaggio è inoltre la possibilità di utilizzo gratuito del wifi presso le loro sedi.
Uno scenario difficile da immaginare, ma che diventerà presto realtà: gli studenti dell’Ateneo di Torino popoleranno presto, all’interno del loro moderno campus, i locali di queste due famose catene. E così notiamo sempre più diffusamente l’avanzata del moderno stile di vita che è caratterizzato dalla mancanza di tempo e il consumo spropositato del “fast food” che spesso coincide con il “junk food” (cibo spazzatura). Che il fast food non sia salutare non è una novità; la novità è che da un lato ci sono in Italia le iniziative del governo a favore della sola frutta all’interno delle macchinette delle scuole – al posto di quelle barrette ad alto contenuto calorico ma basso contenuto nutriente – dall’altra però vengono aperti fast food dentro e appena fuori i locali delle università.
È vero che entrambe le catene offrono delle alternative più “salutari”, ma quest’ultime sono più costose e meno scelte, anche perché non sono note per ingredienti freschi e di qualità. A questo punto, che la ristorazione presso queste due catene non diventi per gli studenti un’abitudine, ce lo auguriamo un po’ tutti, eccetto, ovviamente, i gestori e proprietari dei ristoranti stessi.