Probabilmente non tutti conoscono la legge “Dopo di noi”, ufficialmente nota come Legge n.112 del 22 giugno 2016. La legge, relativa alla disabilità e famiglie con disabili, è divenuta oggetto della tesi di laurea discussa da Debora Helfer, studentessa di 28 anni, recentemente laureatasi in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Trento. La ragazza, avente una disabilità motoria che la costringe a stare sulla sedia a rotelle, ha deciso di fare tesoro della propria esperienza, redigendo una tesi dal titolo “Legge n.112 del 22 giugno 2016 a tutela delle persone con disabilità grave, prive del sostegno familiare”.
A poche settimane dal trionfo accademico, Debora ha condiviso la sua esperienza ai microfoni di Live University: “Sono davvero soddisfatta e onorata di essere stata la prima, in Trentino, ad affrontare questo tema in una tesi di laurea – confessa la neolaureata, proveniente dal cuore della Val Di Non – perché questo tema mi coinvolge personalmente; ad un certo punto, ho pensato che nessuno, meglio di me, poteva affrontarlo in ambito giuridico, mettendo in campo la mia esperienza e la mia conoscenza”.
Ma in cosa consiste la legge oggetto di discussione? “È un provvedimento sentito soprattutto dalle famiglie con figli disabili. Per la prima volta una legge statale cerca di venire incontro alle preoccupazioni dei genitori nell’assicurare un futuro duraturo ai figli affetti da disabilità grave, specie quando non potranno più occuparsene. Sebbene – chiarisce Debora – sia necessario fare distinzione tra disabilità motoria ed intellettiva: in ogni caso, la legge prevede strumenti giuridici di protezione patrimoniale (che tutelino) alla cura, assistenza e protezione di soggetti con questo tipo di disabilità”.
Debora stessa è la prima a ricordarci, con la propria storia, che un grande traguardo è fatto di sforzi, sacrifici e rinunce: “Durante il mio percorso ho sempre cercato di impegnarmi al massimo, sapendo di non dover mollare al primo ostacolo – rivela la giovane – perchè era importante raggiungere un risultato che mi avrebbe dato soddisfazioni”. A proposito del proprio indirizzo di studi, la ragazza aggiunge: “Ho avuto la fortuna di avere un’insegnante di diritto, negli anni di scuola, che mi ha fatto amare la materia. Devo questo traguardo accademico ai miei genitori che mi hanno sostenuta ed anche ad un mio amico giurista, che negli anni mi ha dato preziosi consigli tanto sulla scelta di alcuni testi, quanto nello sciogliere i dubbi sulla tesi”.
In molti casi, purtroppo, nelle aule accademiche italiane – e non solo – si verificano ancora oggi episodi di bullismo o discriminazione a danni di ragazzi disabili, sottolineando come la diversità non sia spesso sinonimo di integrazione: “Nella mia vita, qualche volta è accaduto; tuttavia, in questi anni universitari non ho affrontato episodi particolarmente significativi – ammette Debora – in quanto ho instaurato buoni rapporti con i miei colleghi, sempre carini e disponibili nei miei confronti quando avevo bisogno di qualcosa. Inoltre, anche i docenti non mi hanno creato difficoltà anzi ho riscontrato disponibilità nel venire incontro alle mie esigenze“.
“Adesso mi prendo un po’ di riposo, poi penserò al tirocinio per poter mettere in pratica gli studi – asserisce, in relazione al proprio futuro – perchè dopo la laurea inizia un nuovo percorso, anche se non sarà semplice”. Infine, Debora dedica un proprio pensiero a tutti gli studenti, più e meno fortunati:“Un consiglio che mi sento di dare è quello di non mollare mai, anche se la vita ci mette a dura prova, sforzi e sacrifici saranno ripagati. La disabilità è una risorsa, non una scusa per fermarsi ma uno stimolo per perseguire i propri obiettivi”.