La società moderna ha permesso la diffusione di innumerevoli dipendenze ma quanti sono realmente consapevoli di esserne affetti? Esiste un confine labile tra uso ed abuso e ciò riguarda anche il nostro inseparabile cellulare.
Forse vi stupirà sapere che gli esperti hanno etichettato il timore ossessivo di non essere raggiungibili al cellulare come una vera patologia: è conosciuta come nomofobia o sindrome di disconnessione e caratterizza una percentuale sempre più alta della popolazione. Il soggetto che presenta questa sindrome non può far altro che ricercare il contatto continuo ed esasperato con l’apparecchio tecnologico, unico modo per percepire qualsiasi situazione come sotto controllo. Sembrerebbe trattarsi di una chiara conseguenza dell’uso compulsivo dei social network che provocano un uso improprio e pericoloso di un mezzo nato (paradossalmente) con lo scopo di stringere legami, conoscere, comunicare.
Ma chi sono le vittime della nomofobia? Si stima che tale patologia colpisca, in particolare, i giovani tra i 18 e i 25 anni con bassa autostima e problemi relazionali e si possono riconoscere per via di alcuni comportamenti, quali:
Tali soggetti, evidentemente fragili, in assenza di rete mobili o di cellulare fuori uso, possono manifestare veri e propri attacchi di panico, con vertigini, tremore, mancanza di respiro e tachicardia, o causare un principio di depressione. Oltre a pericoli per la salute, questo tipo di dipendenze provoca anche gravi conseguenze sociali: chi viene colpito, infatti, manifesta progressive difficoltà nel relazionarsi con gli altri, distaccandosene ed isolandosi da chiunque e qualsiasi cosa.
La fobia della disconnessione, con tanta determinazione ed un aiuto esterno può essere sconfitta. Basterà iniziare, seppur a piccoli passi, a distaccarsi dalla causa principale del malessere, lo smartphone e tornare ad interagire con chi ci sta accanto fisicamente.
Questo post è stato pubblicato il 11 Dicembre 2018
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