L’Università degli Studi di Padova trascinata in tribunale da una studentessa che voleva un voto più alto. Il fatto è accaduto nel 2016, quando la giovane si è laureata in Lingue e letterature europee e americane con il voto di 109 su 110. Non soddisfatta del voto, Chiara M., padovana di 28 anni, ha deciso di ricorrere al tribunale amministrativo contro l’università e il Ministero dell’Istruzione.
Il ricorso sarebbe nato a causa di un arrotondamento della media al ribasso durante la seduta di laurea. La studentessa – che aveva una media di 28,5 – si è ritrovata di fronte alla commissione di laurea con un punteggio di partenza di 104,58. La presidente avrebbe deciso di arrotondare il punteggio al ribasso, portandolo dunque a 104 invece che a 105, scatenando un’animata discussione tra i docenti.
Alla tesi, discussa in portoghese, sarebbero stati assegnati 5 punti e così il voto finale sarebbe rimasto a 109 non permettendo alla ragazza di raggiungere il massimo dei voti. Nonostante la soddisfazione per l’agognato titolo, la studentessa non ci sta e decide di trascinare l’università in tribunale per un voto che suona per lei come una beffa. Il Tar di Venezia, secondo il quale l’arrotondamento non avrebbe importanza, tuttavia ha respinto il ricorso qualche giorno fa.
“Un punteggio di 109 suona come una beffa — ha dichiarato la ragazza al Corriere del Veneto — e quindi può sollevare degli interrogativi: chi seleziona il personale potrebbe chiedersi cosa abbia spinto la commissione a punirmi in quel modo”. Tuttavia la decisione del Tar è chiara e il voto non si cambia. La sentenza infatti recita: “Il giudizio della commissione di laurea è espressione di discrezionalità tecnica e la commissione è l’unica autorità abilitata a esprimere il voto a seguito della discussione orale della tesi, senza poter essere in ciò condizionata dalla media dei voti riportata dal candidato nei singoli esami”.
Questo post è stato pubblicato il 7 Dicembre 2018
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