In merito al reclutamento di nuovi docenti, Bussetti continua a portare avanti l’idea dello snellimento del percorso per avere in cattedra docenti più giovani, al di sotto dei 30 anni. Questi ultimi sarebbero una forza vitale per la scuola italiana, secondo il ministro, ma significherebbe anche apportare sostanziali modifiche all’attuale percorso di formazione. Bussetti aveva già parlato di una possibile laurea abilitante e adesso conferma la necessità di concorsi che hanno come risultato l’assegnazione di un posto in cattedra e non per ulteriori corsi di formazione. Secondo il ministro chi vince il concorso deve diventare insegnante mentre chi non riesce proverà ai successivi. Il percorso che il ministro sta studiando da agosto insieme al suo staff mira ad una semplificazione da lui percepito come necessario.
Dare ordine al metodo di reclutamento di insegnanti è la priorità del ministro, anche perché si tratta di una questione calda che causa molti malcontenti. I concorsi si potrebbero quindi svolgere ogni due anni o anche meno, in base alla necessità di docenti di una certa materia nella provincia specifica, e il ministro ha dichiarato che entro l’anno si svolgerà un concorso per docenti di sostegno per diecimila posti, sottolineando l’impossibilità di affidare questo ruolo a persone non competenti che facciano da tappabuchi, data la sensibilità della situazione.
Bussetti punta allo stop delle procedure straordinarie non ancora avviate e proporrà un concorso ordinario nel 2019, in contemporanea a quello per diplomati magistrali e laureati in Scienze della formazione primaria. Un ulteriore concorso straordinario sarà quello per precari abilitati, ma ci si dovrebbe fermare qui con le procedure speciali, secondo le idee del ministro.
E i non abilitati? Il concorso, per adesso tenuto in stand-by dovrebbe quindi essere definitivamente bloccato, così come i tirocini formativi attivi (Tfa) gestiti dalle università. L’unica modalità di ingaggio resterà dunque il concorso ordinario del 2019 e, importante caratteristica, i candidati saranno a conoscenza in anticipo dei posti disponibili per la propria provincia.
In merito ai precari, Bussetti ha specificato che intende estendere il bonus di 500 euro anche ai docenti senza contratto, così come il premio di valutazione, in modo da non fare differenze tra i docenti che, assunti o meno, hanno pari dignità. In merito agli stipendi, il Ministro ha detto che cercherà di trovare i fondi per ottenere la possibilità di un aumento .
Infine Bussetti si è espresso su scuole e università, affermando la necessità di ridurre le classi pollaio, per un massimo di 12 alunni per classe, anche per questioni di sicurezza. Per quanto riguarda la maturità, il Ministro ha detto che approva l’Invalsi per la valutazione di certi parametri ma non per l’ammissione all’esame di Stato. Non ha potuto dare risposte certe sull’alternanza scuola-lavoro, ma afferma di trovarla un’esperienza utile anche se non necessariamente centrale e mira ad una riduzione delle ore.
Riguardo le università, Bussetti si pone categoricamente contro l’abolizione del numero chiuso, in particolare per Medicina. Il Ministro manifesta la necessità di avere spazi che possano accogliere più studenti, richiesta giunta anche dagli stessi atenei. L’urgenza è invece quella di aumentare i posti e le borse per le scuole di specializzazione: “avremo bisogno di pediatri, medici rianimatori, medici specialisti e le nostre università dovranno laurearli e formarli” ha dichiarato.
In conclusione Bussetti si è pronunciato sulla nomina di Giarrusso che lo vedrebbe vigilare sui concorsi: “L’università non ha bisogno di sceriffi. Per i concorsi falsi c’è già la magistratura”.
Si tratterebbe quindi di un programma fitto e il Ministro sembra aver pensato alle soluzioni da lui reputate migliori per mettere ordine nel caos attuale in cui versa la condizione scolastica italiana. Tuttavia, come lui stesso ha precisato, si dovrà attendere qualche mese per vedere i primi risultati di queste idee.
Questo post è stato pubblicato il 13 Settembre 2018
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