Fate un po’ di ginnastica, rilassate il collo, stropicciatevi gli occhi e leggete bene questo articolo. Tutti gli appassionati di videogame avranno la possibilità di giocare direttamente all’università. Questo il progetto, ambizioso, visto il conservatorismo delle nostre accademie. Innovativo, visto che GamerWall è una startup nata da poco e con idee tutt’altro che banali. Divertente: parliamo pur sempre di videogame e dei titoli più conosciuti e giocati nel panorama degli esport. E per finire formativo. Non si tratta solo di giocare, ma di portare avanti il proprio piano di studi per ottenere l’ambito premio finale di una borsa di studio totale per le spese accademiche.
Il progetto come abbiamo detto è nato dalla startup GamerWall e dai suoi tre giovani collaboratori: Gianpiero Miele, Fabia Parodi ed Emiliano Spinelli. Le loro fatiche nella divulgazione degli esport in campo universitario sono state alla fine ricompensate. L’Università Luiss ospiterà nelle sue sedi le tappe di un campionato dedicato agli esport con una sfida finale che decreterà il vincitore. Competizione rivolta ai professionisti del settore: gente abituata a giocare fino a quaranta ore alla settimana in vista dei tornei più impegnativi di League of Legends o Starcraft. Ma anche a quelli, più pigri, che considerano i videogame un passatempo da condividere con gli amici, che siano seduti di fianco a loro o online all’altro capo del mondo.
La passione tra esport e università, almeno in Italia è fatto recente. Ma già da qualche anno istituti di formazione pubblica come l’Università di Milano o quella di Verona hanno sviluppato master e percorsi formativi per gli appassionati di videogame. Molte anche le scuole private tra cui l’AIV- Accademia italiana videogiochi e lo IUDAV (Istituto Universitario Digitale di Animazione e Videogiochi) di Pozzuoli. Questi istituti forniscono skill specifiche per operare nel mondo degli esport: dalla formazione nel settore marketing a quella nella pianificazione degli eventi, passando dallo sviluppo dei videogame.
Il mondo degli esport non si riduce infatti ai suoi protagonisti. Ci sono i campioni come l’italiano Michele Lonewolf92, sei volte vincitore del campionato italiano di FIFA o Alessandro Steamy maestro indiscusso di Quake. E poi c’è lo show business con tutto quello che in termini di sponsorizzazioni, logistica e marketing ruota attorno al mondo degli esport.
Un mercato che nel 2017 è cresciuto del +33% rispetto all’anno precedente e badate che gli analisti si sono visti ritoccare al rialzo le stime di crescita da loro stessi previste. Discorso analogo per il numero di spettatori, in aumento rispetto al 2016 del +19,3%.
La dimostrazione di quanto la passione per gli esport si sia allargata ben oltre gli addetti ai lavori ci arriva niente meno che da Las Vegas. Nella capitale del Nevada è stata infatti inaugurata una delle prime esport arena per competizioni in grande stile. Presso il Luxor Hotel and Casino, di proprietà del gruppo MGM che inaugurò nel 1993 a Las Vegas un celebre casinò con all’entrata due giganteschi leoni, sarà possibile partecipare da spettatori o da giocatori a competizioni di sport elettronici. Di posto ce ne sarà in abbondanza visto che i 23mila metri quadrati del nightclub sono stati convertiti in un’arena digitale.
Lo show business è quindi pronto ad accogliere gli esport, in grande stile possiamo aggiungere. Lo scorso anno si è svolto a Katowice l’Intel Extreme Masters che equivale alla Coppa del Mondo degli sport elettronici. Le presenze nel corso del week-end dedicato alla competizione hanno raggiunto la cifra record di 130mila persone. Mentre i tifosi online hanno raggiunto un totale di 46milioni di visualizzazioni. Niente male per uno sport che almeno in Occidente è solo all’inizio della sua diffusione mainstream.
Ottima quindi la notizia che ci arriva dalla Luiss e della sua apertura agli sport elettronici. E un merito speciale a GameWaller e ai suoi collaboratori che stanno portando avanti un progetto di integrazione e diffusione degli esport anche in ambito universitario. Perché come afferma Gianpiero Miele , il suo fondatore, “il fattore aggregante insito nei videogiochi… [può]… aiutare gli studenti, non solo come svago ma anche come strumento per migliorare la concentrazione o i riflessi mano-occhio”.