LA DISSOLUZIONE DELL’UNIVERSITA’
Le Organizzazioni rappresentative di tutte le componenti universitarie (professori, ricercatori, lettori/CEL, ricercatori e docenti precari, dottorandi, personale tecnico-amministrativo, studenti) da anni documentano e denunciano il progetto di dissoluzione dell’Università statale: aumento a dismisura dei precariato e drastica riduzione dei docenti di ruolo, insufficienza del diritto allo studio e aumento del numero chiuso, gestione oligarchica degli Atenei e inadeguata rappresentanza del Sistema nazionale, commissariamento dell’Università con l’ANVUR, taglio dei finanziamenti agli Atenei a vantaggio dell’IIT, non riconoscimento giuridico ai docenti degli scatti bloccati (a differenza di tutte le altre catetegorie), ilmancato rinnovo contrattuale dei tecnico-amministrativi dopo otto anni, ecc.
Un progetto, portato avanti negli ultimi decenni sotto tutti i governi che man mano si sono succeduti, che punta a cancellare l’idea stessa di una Università democratica, aperta a tutti, diffusa nel territorio, indispensabile per la crescita culturale, sociale ed economica del Paese e pilastro fondamentale del suo stesso assetto democratico.
Una volontà di demolizione dell’Università che negli ultimi tempi ha subito un’accelerazione: “cattedre Natta”, ulteriori poteri e fondi all’IIT, dipartimenti “eccellenti”, borse per studenti “eccellenti”, rafforzamento dell’ANVUR.
Le stesse Organizzazioni universitarie hanno ripetutatamente chiesto un confronto articolato e approfondito con il MIUR per discutere alcuni dei problemi più importanti dell’Università e, in particolare, la drammatica questione dei precari, del pre-ruolo e del reclutamento in ruolo, che va nettamente separato dalla progressione di carriera.
Per ben tre volte nell’ultimo anno (a luglio scorso, a febbraio e a giugno di quest’anno) il MIUR – rappresentato da Marco Mancini, capo di dipartimento e delegato dal Ministro pro-tempore, e da Daniele Livon, direttore generale del MIUR – si è impegnato ad attivare immediatamente dei Tavoli tecnici tematici (prioritariamente quello sul precariato) e per tre volte non è stato dato seguito agli impegni assunti, senza alcuna spiegazione.
Un comportamento questo politicamente e istituazionalmente esecrabile, peraltro coerente con il ruolo svolto da anni dal MIUR di complicità nell’attuazione del progetto di demolizione dell’Università, a favore di ristretti gruppi accademico-confindustriali che vogliono gestire in proprio le risorse pubbliche destinate all’alta formazione e alla ricerca.
Il mondo universitario non può più essere spettatore dell’opera di devastazione dell’Università e soprattutto non può più tollerare che non si risolva urgentemente la questione centrale del precariato. Tale questione è di capitale importanza non solo per i diretti interessati, costretti ad anni e anni di incertezza, di scarsa retribuzione e di subalternità, ma riguarda l’intera università, ovvero anche i professori e ricercatori di ruolo e gli studenti.
Infatti, a fronte della creazione di oltre 40000 precari, che sostengono ormai il maggior carico della didattica e delle ricerca universitarie, si è già registrata dal 2008 la perdita di oltre 13000 di posti di ruolo: se tale processo non sarà subito invertito, nei prossimi cinque anni la perdita del personale docente di ruolo supererà le 20000 unità. Una vera e propria emorragia che sta producendo la desertificazione degli Atenei, con relativa riduzione della quantità e della qualità della didattica e della ricerca; qualità che solo un adeguato numero di docenti in ruolo può consentire.
Occorre ripristinare l’organico dei docenti di ruolo del 2008 (che peraltro era già allora ben sotto la media europea) e riattivare l’indispensabile ricambio generazionale.A tal fine, è necessario un reclutamento straordinario (con fondi aggiuntivi dello Stato) attraverso il bando di almeno 20000 posti di ruolo (4000 all’anno per cinque anni). Rispetto a questa necessità, la previsione da parte del MIUR del bando di solo 400 posti di ricercatori con tenure track conferma la determinazione di volere mantenere una massa di precari “usa e getta” a fronte di un sempre più ridotto numero di docenti di ruolo.
E’ contestualmente indispensabile cancellare la giungla delle attuali figure precarie, con poche tutele e senza adeguati sbocchi in ruolo. E’ necessario riformare il pre-ruolo impedendo la formazione di nuovo precariato, garantendo ad ogni ricercatore un percorso lavorativo dignitoso, con reale autonomia di ricerca, tempi certi e adeguati sbocchi in ruolo.
Non si può ancora aspettare altro tempo e per questo la Organizzazioni universitarie promuoveranno a partire dal prossimo autunno una ampia mobilitazione del mondo universitario per ottenere dal Governo il varo di provvedimenti urgenti per risolvere il problema del precariato e del reclutamento in ruolo e per richiamare alle proprie responsabilità tutte le forze politiche.
Nell’ambito di questa mobiltazione si chiederà a tutte le istituzioni universitarie (Consigli di Amministrazione, Senati Accademici, Consigli di Dipartimento e di Corso di Laurea), di sostenere le richieste delle Organizzazioni Universitarie.
Questo post è stato pubblicato il 19 Luglio 2017
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