Da qualche tempo ormai si parla del “caso Madia”, scevri da ogni possibile polemica in merito è bene sapere qualcosa in più, lontani da qualsiasi talk show o tifo da stadio.
Non è la prima volta che si copiano parti di studi, talvolta può persino capitare di scrivere testi nello stesso identico modo: accade.
Quando però due testi sono identici si parla di plagio cosa che ormai si può facilmente evitare grazie a nuovi sistemi di controllo come parecchi software disponibili online.
La polemica sul “caso Madia” probabilmente è strumentale al quadro politico italiano ma è un ottimo spunto di riflessione anche per la nostra realtà.
Chi di noi non ha mai copiato? Quanti di noi non hanno pensato “due righe chi se ne accorgerà mai” “ispirarsi non è reato” forse tutti eppure non è così.
Preso atto che la Madia ha sbagliato è bene rendersi conto della realtà: in Italia copiare un testo è ordinaria amministrazione, una mala abitudine che accompagna la vita dell’italiano medio dalla più tenere età, una sorta di “tradizione” dello studente italiano che difficilmente verrà eradicata e se si è sempre copiato un tema, una versione, un approfondimento ancora più scontato diventa inserire nelle tesi qualcosa di non proprio.
Lo studente ligio al dovere capace di controllare in modo maniacale una tesi forse non è mai esistito tra i banchi delle università italiane o forse è nel nuovo secolo è andato definitivamente in pensione.
Fatto sta che uno studente europeo in genere controlla virgolette e note in modo quasi maniacale e, prima della nascita dei software questo lavoro veniva fatto rigorosamente a meno, oggi anche grazie alle soluzioni proposte da No Plagio, esiste un valido applicativo capace di scovare parti copiate.
In Italia i software antiplagio sono una prassi relativamente recente, sino a qualche anno fa non esistevano e, spesso, nella furia degli ultimi mesi di un percorso di studi, si tendeva a riprodurre studi o parti di esse senza badare nemmeno al diritto d’autore.
Lo studente frettoloso, l’assistente oberato di lavoro, il docente alle prese con decine di attività accademiche hanno si sono resi, a loro insaputa, molto spesso responsabili di plagio.
Ora sappiamo bene copiare è un reato, ancora di più lo è il plagio.
Buona prassi, al tempo della rete è quella di avvalersi della strumentazione idonea capace di controllare un file composto da poche righe o da diverse migliaia di pagine.
Riuscire a superare il controllo di un software antiplagio può essere di per sé facile. La ricetta?
Indubbiamente: studio approfondito dell’argomento, scrittura corretta e consona, inserimento delle citazioni giuste ed una proprietà di linguaggio che non deve mai mancare.
Insomma all’Università ci si è arrivati dopo un lungo ed appassionato percorso di studi essere bloccati o derisi per aver copiato qualche pagina della tesi non è certo una bella esperienza.