Lo studio della Cgil sui cervelli in fuga: solo il 6 per cento viene assunto. La denuncia: il comma 29 della Legge di stabilità cancella i contratti a tempo indeterminato.
Un’occasione di riflessione ma soprattutto un’opportunità di confronto sull’emergenza università con chi la differenza oggi può farla davvero: questa potrebbe essere l’estrema sintesi dell’iniziativa che si è tenuta oggi, 4 dicembre 2014, al Senato.L’esodo dei giovani ricercatori italiani, abbiamo voluto chiamarla, perché a presentarla sono stati gli sconcertanti dati sul precariato universitario di Ricercarsi, e le testimonianze dirette di chi il precariato lo vive tutti i giorni e di chi, tutti i giorni, lotta per combatterlo.
Negli ultimi 10 anni su 100 ricercatori precari l’università ne ha espulsi più di 93 e l’unico modo in cui ha superato il de-finanziamento è stato attivando contratti precari: il precario storico viene da un percorso lungo e travagliato, e ha avuto dai 13 ai 30 contratti diversi in pochissimi anni. Di contro il numero di contratti a tempo determinato che consentono un ingresso stabile nell’università negli ultimi due anni è stato minimo, e grazie ad un comma della Legge di Stabilità adesso rischiamo di perdere anche quelli: il comma incriminato, infatti, elimina l’obbligo di attivare questi contratti ogni volta che viene attivata una posizione da professore ordinario. Nella situazione drammatica in cui si trovano oggi, è facile intuire cosa le università sceglieranno (o cosa non sceglieranno) di fare.
Sono solo alcune delle osservazioni suggerite dai dati presentati oggi in sala, dati confermati dairicercatori che sono voluti intervenire e hanno voluto rivolgere le loro richieste, quasi disperate, di ascolto ai senatori presenti. Più visibilità, più responsabilità, più finanziamenti, più tutele. Perché loro, quelli che la ricerca la fanno nonostante tutto, tutti i giorni, le loro competenze vogliono spenderle qui, e non altrove. Loro, i veri eroi del nostro Paese: i ricercatori precari, a tempo determinato o assegnisti di ricerca, che contribuiscono a portare avanti l’università italiana che, senza di loro, probabilmente chiuderebbe. Loro, che vivono una precarietà che non appartiene più soltanto al mondo del lavoro, ma che è diventata precarietà esistenziale. Per invertire la tendenza, innanzitutto, è necessario eliminare il comma del DDL stabilità che rischia di incentivare i contratti precari. Opzione sulla quale hanno mostrato una certa disponibilità i parlamentari presenti tra cui l’Onorevole Manuela Ghizzoni (PD) e il Senatore Fabrizio Bocchino (Gruppo Misto), pur evidenziando la priorità di sbloccare il reclutamento, istanza che, il nostro sindacato, avanza da tempo. Bisogna spezzare l’assurda catena che lega carriera e reclutamento e provare almeno ad allentare quella del blocco del turn over.
Serve un intervento immediato, legislativo, di sistema, che metta fine ad un’emergenza che va avanti, inosservata, da troppi anni.