L’Università’ Magna Graecia di Catanzaro si è costituita parte civile nel processo a carico di 72 persone imputate a seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica su presunti casi di esami venduti all’Ateneo. È avvenuto oggi, davanti al tribunale del capoluogo, dove il processo si è incardinato a distanza di un anno e mezzo dalla data inizialmente fissata per il suo avvio, che risale al 12 aprile del 2013, e numerosi rinvii dovuti sempre a difetti di notifiche.
E le questioni di problemi di forma sono tornate anche oggi, in aula, dove le difese hanno eccepito la mancata notifica a qualcuno della proroga delle indagini oltre alla maturata prescrizione dei reati contestati ad alcuni indagati. Su tutto il presidente il collegio si è riservato di decidere alla prossima udienza dell’11 febbraio. Nell’inchiesta, condotta dai militari della Sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri coordinati dai sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, sono stati contestati a vario titolo i reati di corruzione, falso ideologico e materiale del pubblico ufficiale in atto pubblico, falso per indurre in errore l’Ateneo, soppressione e distruzione di atti. Il caso della presunta compravendita di esami scoppiò nel novembre del 2007, e travolse prima la facoltà di Scienze economiche aziendali e poi quella di Giurisprudenza, facenti capo all’unica segreteria didattica di cui era responsabile il 50enne Francesco Marcello, principale accusato, finito in manette il 13 novembre di quell’anno.
Nell’ambito di quel primo filone d’indagine i pm incassarono tre patteggiamenti – fra i quali quello di Marcello, cui fu applicata una pena di tre anni di reclusione, ed il pagamento di 2.000 euro per le spese di costituzione di parte civile dell’Università – e una condanna a carico delle prime quattro persone finite nei guai.
In seguito altre 16 persone furono raggiunte da avviso di garanzia ad agosto 2009 (un diciassettesimo avviso era per il solito Marcello). Pochi giorni dopo il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro emise un provvedimento cautelare con cui fu interdetto lo svolgimento dell’attivita’ forense a 39 persone. A marzo 2010, infine, un nuovo capitolo dell’inchiesta, con un’informazione di garanzia notificata ad altre 53 persone. (AGI)