“Siamo l’unico Paese civile in cui accadono queste cose”, si sfoga il presidente americano, parlando sul social media Tumblr, sottolineando come quello delle sparatorie nei campus “non è più un caso alla settimana, ma una storia di tutti i giorni”. Dunque, inaccettabile.
“La mia grande frustrazione è che in questa società non c’è la volontà di prendere alcune misure essenziali per tenere le armi da fuoco lontane dalle persone sbagliate”, lamenta Obama, definendo “senza senso” che non si voglia nemmeno approvare la legge per i controlli preventivi su chi vuole acquistare armi, per verificare se abbiano precedenti penali o soffrano di disturbi mentali.
I fatti accaduti alla Reynolds High School di Troutdale, ad una ventina di chilometri da Portland, seguono un copione a cui oramai gli americani sono tristemente abituati Il killer è entrato nell’istituto all’inizio della mattinata, poco dopo le otto. Le lezioni erano già cominciate. Si trattava di un ‘lupo solitario’. Ha agito da solo, ha confermato la polizia, che ha fatto immediatamente evacuare la scuola. Attraverso gli altoparlanti o con dei messaggini, gli studenti sono stati esortati a mettersi al riparo. Contemporaneamente decine di agenti, anche delle squadre speciali, hanno circondato l’edificio, in cui hanno poi fatto irruzione.
L’aggressore sarebbe morto in uno dei bagni della scuola, hanno riferito alcune fonti, precisando che la polizia ha perquisito accuratamente tutto l’edificio. Si tratta dell’ennesimo episodio di una catena apparentemente senza fine. L’ultimo, in ordine di tempo risale ad appena quattro giorni fa, quando alla Seattle Pacific University, nello stato di Washington, uno studente è stato ucciso e sette altri feriti in una analoga sparatoria. Secondo i dati dell’associazione ‘Everytown for Gun Safety’ si tratta della 74/a sparatoria in una scuola o in un campus universitario da 18 mesi a questa parte, dalla strage di Sandy Hook: praticamente, più di una sparatoria ogni settimana di scuola (1,37). Il pericolo è così diffuso, o quantomeno percepito come diffuso, che diverse ditte propongono ai genitori dispositivi di “difesa passiva”, come gli zainetti blindati. L’ultima novità in questo campo sono ora le ‘coperte bodyguard’, a prova di proiettile, costano un migliaio di dollari e sono realizzate con gli stessi materiali dei giubbotti antiproiettile. La ditta che le produce, ProTechT, sostiene che il loro dispositivo è in grado di offrire protezione contro “il 90% delle tipologie di armi utilizzate nelle sparatorie nelle scuole statunitensi”. (ANSA)
Questo post è stato pubblicato il 11 Giugno 2014
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