“Abbiamo vari problemi – aggiunge il ministro – il primo e’ che le nostre Facolta’ di Medicina sono fortemente interdisciplinari e quindi sono state costruite per avere un rapporto diretto tra lo studente e il medico, cioe’ il professore, sul campo. E’ evidente che se noi passassimo all’improvviso” all’abolizione del numero chiuso, “con un aumento di 70-80.000 studenti anche solo per il primo anno, questa interdisciplinarita’ tipica del nostro sistema verrebbe meno. E’ un problema grande perche’ adattare a questo le universita’ in tempi immediati significherebbe fare un grosso investimento economico, che mi pare non ci sia, visto che non si riescono a coprire gli specializzandi”.
“Il secondo problema – secondo Lorenzin – e’ che dovremmo ipotizzare un diverso modo di programmare: in questi anni abbiamo pensato a un certo numero di borse di specializzazione per tot studenti. Sia per le specialita’ che per la medicina generale. E poi un ingresso nel mondo professionale, che e’ stato tra l’altro fermato dal blocco del turn over. Quindi questa cosa andrebbe vista nel suo insieme: se si pensa a un modello come quello americano o francese, in cui c’e’ la soglia al primo anno di universita’, ma gia’ al liceo c’e’ una preparazione e una specie di lavoro di selezione, poi pero’ l’universita’ costa molto di piu’. Ho visto preoccupazione da parte dei giovani medici, dei professori. Durante la campagna elettorale non ne ho voluto parlare, ma prima di partire con una riforma del genere voglio capire bene come si immagina di poterla impostare”, conclude il ministro.
Questo post è stato pubblicato il 1 Maggio 2014
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